a cura di Lorenzo Mazza
Qualche giorno fa ho fatto visita allo studio di Francesco Levi, artista di base a Brescia che utilizza la parola ed il disegno nella sua ricerca. Da poco è terminata la sua personale alla Mimesis Gallery di Calvisano (Bs) e perciò mi sono trovato immerso in un atelier un po’ sottosopra, quel genere di situazioni in cui mi sento perfettamente a mio agio. Non che a me non piacciano gli allestimenti precisi, il rispetto del vuoto, dello spazio bianco, ma alcuni artisti preferisco conoscerli nel loro ambiente vitale, dove si respira polvere e sudore, e le opere, accatastate l’una sull’altra magari, si scoprono in maniera casuale e frammentaria. Così, ad esposizione finita, a fianco di alcuni lavori venduti ed in procinto di essere incorniciati ed autenticati, si scoprono anche pezzi ‘extra-large’ che per motivi di spazio non sono entrati in galleria. Già, ma di che mostra stiamo parlando? L’arcobaleno è inutile se la tua casa affonda e hai appena sbarrato porte e finestre è il titolo del percorso espositivo, con il comunicato stampa, parte integrante, che riporto interamente qui sotto.“312 squali, 7 finestre sbarrate, 16 lacrime abitate, 2 pesci volanti, 303 parole sotterrate, 37 messaggi per il fondo del mare,1 rabdomante volante, 1 uomo che odia i contenitori, 1 cappuccetto rosso con 1 motosega, 27 nuvole piombo, 741 uccelli sopra la tua testa, 4 arcobaleni in b/n, 3 balene, 1 uomo con una bacinella e 1 donna con l’ombrello, infiniti ghirigori di fili elettrici, 7 cani che girano intorno a casa mia , 5 persone nascoste nelle montagne, 1 uomo usato come esca, 2 ombre sul tetto di casa,1 cane in formaldeide, 2 centrali elettriche e 7 tralicci pericolanti, 1 uomo trafitto da 13 forchette che guarda pesci nel cielo, 7 disegni su carta, 3 pannelli,1 agenda: tutto in 29 mq.”Sembra quasi una lista della spesa al mercato a chilometro zero dell’immaginazione, gli ingredienti unici di un ricettario fantastico, crudele e profondamente ironico. Sono gli elementi di una storia unica forse, che si ricompone ad ogni capitolo, in ogni opera. Così l’arcobaleno è inutile se Hirst ha messo sotto formaldeide il tuo cane senza dirtelo, ma anche l’arcobaleno è inutile se stai osservando il tuo cane raffinato artista di Land Art, un’opera di grandi dimensioni, in cui la figura umana si sommerge nel buio dell’elemento vegetale e un piccolo cane che gioca casualmente in un parco è in realtà guidato da un preciso disegno creativo. Ne emerge un quadro così fermo dal punto di vista umano, nelle sensazioni che può trasmettere, da vacillare e risultare animato nelle singole porzioni di realtà che racconta.L’istinto, per Levi, è importante motore che indirizza gli esseri viventi e gli oggetti verso una precisa direzione, sopito desiderio o allucinante prospettiva che sia. L’artista racconta percependo questo caos che lo circonda, che lo abita internamente, dando nome e traccia a paure ed attitudini altrimenti insondabili.“Credo di lavorare sulle parole e sul silenzio. Il fatto è che le persone fanno ridere quando cercano di spiegarsi.” All’ interno dello studio di Francesco Levi mi sono così divertito a fotografare alcuni particolari, le pagine di un blocco per gli schizzi, dove prendono forma, in nuce, alcuni dei passaggi, delle sensazioni, da raccontare, da far esplodere in formato più grande.